Articolo comparso su ContrastO nr. 12 (1996)

Kinderskandal
Confessione di un ex-videodipendente

«Questo paese non lo governiamo con i carabinieri, ma con la televisione»
(dal film "Sud", di G. Salvatores)

«...e guardando la televisione mi e' venuta come l'impressione che mi stessero rubando il tempo»
(da: "Senza Parole", di Vasco Rossi)

Della mia infanzia in Italia ricordo vagamente un televisore bianco-nero. Aveva due tasti, uno per il primo canale, l’altro per il secondo. Il calore della famiglia davanti alla tele, l’addormentarsi la sera nel tepore famigliare riscaldato dalle rassicuranti parole dei telegiornali RAI, il telequiz del giovedì sera, e l’immancabile spettacolo musicale del sabato. Il momento più atteso era sicuramente il primo pomeriggio, all’apertura delle trasmissioni, con la TV dei bambini e dei ragazzi, dove era possibile vedere le avventure mozzafiato di Pippi Calzelunghe e del terribile Emil; poco più di mezz’ora al termine della quale, noi tutti bambini, si usciva di corsa a rincorrerci ad emulare le avventure appena viste in tivvù.

Avevo 12 anni quando ci fu il boom delle televisioni private in Italia. "Un film al giorno oh!", diceva incredulo mio padre. Dopo pochi anni avevamo una televisione a colori: 100 canali!

Al ritorno dalla scuola, accendere la TV era la prima azione: notiziari e altre divertenti trasmissioni allietavano non solo il pranzo, ma anche gran parte del pomeriggio, e lo zapping diventava lentamente uno degli sport preferiti da tutti coloro che riuscivano a imporsi sugli altri, conquistando il telecomando.

Lentamente ci convincevamo tutti che la televisione italiana fosse la migliore del mondo, d’altra parte la televisione lo ripeteva ogni giorno!

Gli anni passavano. Io, come tutti ormai assumevo dosi sempre più massicce di telefilm, cartoni animati giapponesi, films, talk shows, telegiornali, mentre senza darlo a notare le trasmissioni diventavano sempre più stupide e i nostri livelli di tolleranza su violenza, sesso e aggressività venivano spazzati via progressivamente da nuove e più moderne morali. Un giorno il sangue simulato non ci bastò più, avevamo bisogno di dosi sempre più forti che riuscissero a stimolare in noi una qualche reazione, lo spettro di una emozione. La televisione ci accontentò. Fu inventata la guerra in diretta. Noi tutti fummo immediatamente ipnotizzati, consumatori del peggiore dei prodotti che la nostra società abbia mai generato: la spettacolarizzazione dei dolori altrui. Le trasmissioni leggere si trasformarono presto in luoghi di pubblica esibizione di tutti i conflitti personali che ancora potessero stimolarci.

Ricordo che più di una volta tentai il suicidio, assorbendo dosi di 30 ore consecutive di videotrash. Fui salvato dalla breve durata dei fine settimana. Fu a quel punto che presi la decisione: uscire dal tunnel della videodipendenza. Radicalmente.

Per evitare ogni tentazione cominciai a non tornare a casa la sera e mi accorsi che la città, specie di notte, non era così pericolosa come la descrivevano i TG. Era splendida ed era splendido scoprire che il mondo "dal vivo" era quello vero, pieno di gente vera. Scoprii il centro storico, con le sue piazze, un grande punto d’incontro come prima dell’era della televisione e... ma questa è un’altra storia. Beh, in breve conobbi tanta gente e, in qualche modo, finii in Germania. Qui trovai un diverso modo di fare la TV: durante le trasmissioni quasi nessuno gridava e la TV dei bambini era bellissima e di breve durata come ai "miei tempi".

Nonostante questo decisi di vivere senza televisore in casa.

Oggi, dopo la scesa diretta in campo di Berlusconi nella politica italiana, noi tutti sappiamo che la televisione, è utilizzata come un mezzo di controllo della popolazione. Gli italiani ormai sono totalmente assoggettati a questo nuovo potere e non tentano neanche una reazione.

I tedeschi fanno delle resistenze, eppure oggi, percorrendo la sera i tratti rialzati delle metropolitane amburghesi, vedo in ogni finestra una TV accesa. I presentatori dei talk-show urlano sempre di più, e già è nato un "Kinderkanal" che terrà incollati al teleschermo milioni di bambini per educarli a guardare la TV. Forse mi sbaglierò, ma provo un senso di inquietudine quando sento dire da ogni parte che questa è "la televisione migliore del mondo". "Dove lo hai sentito?!!", chiedo ogni volta allarmato, la risposta è più o meno sempre la stessa: "lo ha detto la televisione".

Aus meiner Kindheit in Italien erinnere ich mich vage an einen Schwarzweißfernseher. Er hatte zwei Knöpfe, einen für das erste, den anderen für das zweite Programm. Die Wärme der Familie vor dem Fernseher, das abendliche Einschlafen in der familiären Geborgenheit, erwärmt durch die beruhigenden Worte der Nachrichten des RAI, das Telequiz am Donnerstagabend, die unverzichtbare Musik-Show am Samstagabend. Der heißersehnteste Moment war sicher der frühe Nachmittag, Sendebeginn, mit dem Kinderprogramm und dem für Jugendliche, wo man die atemberaubenden Abenteuer von Pippi Langstrumpf und des frechen Michels sehen konnte, knapp über eine halbe Stunde lang. Danach liefen wir Kinder schnell nach draußen, um die gerade gesehenen Abenteuer nachzuspielen.

Ich war 12 Jahre alt, als der Boom der privaten Sender in Italien einsetzte. "Jeden Tag ein Film, oh!" sagte mein Vater ungläubig. Nach wenigen Jahren hatten wir einen Farbfernseher: 100 Kanäle.

Die erste Handlung nach Schulschluß war das Einschalten des TVs, Nachrichten und andere unterhaltsame Übertragungen heiterten nicht nur das Mittagessen, sondern auch einen Großteil des Nachmittags auf, und das "Zapping" wurde allmählich zum bevorzugten Sport derer, denen es gelang, die anderen durch Eroberung der Fernbedienung zu beherrschen.

Langsam waren wir alle überzeugt, daß das italienische Fernsehen das beste der Welt sei; schließlich wiederholte das Fernsehen dies täglich.

Die Jahre vergingen. Wie alle anderen nahm ich immer stärkere Dosen Spielfilme, japanische Trickfilme, Talk-Shows und Nachrichten zu mir, während die Sendungen unmerklich immer dümmer wurden und unsere Toleranzschwellen gegenüber Gewalt, Sex und Aggression von neuen und moderneren Moralvorstellungen beiseite gefegt wurden. Eines Tages reichte uns das künstliche Blut nicht mehr, wir brauchten immer stärkere Dosen, um in uns eine Reaktion hervorzurufen, das Gespenst einer Emotion.

Das Fernsehen stellte uns zufrieden. Der Krieg in Direktübertragung wurde erfunden. Wir alle waren augenblicklich wie hypnotisiert, Konsumenten des übelsten Produktes, das unsere Gesellschaft hervorgebracht hat: Die Zurschaustellung der Schmerzen anderer. Die leichteren Sendungen verwandelten sich bald in Schauplätze für alle die persönlichen Konflikte, die uns noch stimulieren konnten.

Ich erinnere mich, daß ich mehr als einmal einen Selbstmordversuch unternahm: Eine Dosis von 30 Stunden Videotrash - ununterbrochen. Die kurze Dauer eines Wochenendes rettete mich. An diesem Punkt angelangt traf ich eine Entscheidung: aus dem Tunnel der Fernsehsucht zu entfliehen. Radikal.

Um jeder Versuchung aus dem Wege zu gehen, begann ich, abends nicht nach Hause zu gehen und begriff, daß die Stadt, insbesondere abends, gar nicht so gefährlich war, wie es im Fernsehen beschrieben wurde. Sie war wundervoll und es war wundervoll herauszufinden, daß die Welt "live" die wirkliche war, voll von wirklichen Leuten. Ich entdeckte die historische Altstadt Roms, mit ihren Plätzen, ein großer Treffpunkt wie vor der Fernseh-Ära und... aber das ist eine andere Geschichte. Kurz und gut, ich lernte viele Leute kennen, und irgendwie gelangte ich nach Deutschland. Hier fand ich eine andere Art des Fernsehens vor: In den Sendungen schrie fast niemand und das Sendungen für Kinder waren sehr schön (und kurz), wie zu "meinen Zeiten".

Dennoch beschloß ich, ohne Fernseher zu Hause zu leben. Heute, nach dem Eintritt Berlusconis in die italienische Politik wissen wir alle, daß das Fernsehen ein Mittel zur Beeinflussung der Bevölkerung ist. Die Italiener haben sich dieser neuen Macht total unterworfen und unternehmen nicht einmal den Versuch einer Reaktion.

Die Deutschen leisten Widerstand, dennoch: Wenn die U-Bahn aus dem Tunnel kommt, sehe ich in jedem Fenster einen Fernseher laufen. Die Talkmaster brüllen immer lauter und ein Kinderkanal ist entstanden, der Millionen Kinder an die Mattscheiben fesseln wird, um sie zum Fernsehen zu erziehen. Mag sein, daß ich mich irre, aber ich werde unruhig, wenn ich von allen Seiten höre, daß dies "das beste Fernsehen der Welt" sei. "Woher weißt Du das?" frage ich jedesmal alarmiert. Die Antwort ist meistens die gleiche: "Das Fernsehen hat es gesagt."

Tricolore

© tutti i testi contenuti in queste pagine sono di proprietà dell'autore
e non possono essere copiati, riprodotti o modificati senza il suo assenso scritto