Articolo comparso su ContrastO nr. 13 (1997)

L'importanza di essere italiani
Ein Italiener beobachtet seine Landsleute

Orror vaqui Quante volte, durante i nostri incontri mensili al cineforum o in altre occasioni di scambi di opinioni, siamo venuti a confrontare la cultura italiana con quella tedesca! C'è sempre qualcuno che afferma che gli italiani sono così, mentre i tedeschi sono colì. Un altro aggiunge che i tedeschi sono anche così e così, e gli italiani l'opposto.
Questi discorsi si concludono comunque quando uno, arrabbiandosi, dice la frase: "Sì, ma non tutti eh! Non generalizziamo!". Da quel momento nessuno più azzarda alcun paragone. Siamo tutti uguali. Semmai, in ognuno di noi c'è del bene e del male. Ognuno è diverso ed è assurdo parlare di italiani o tedeschi.
Confortato da questi pensieri mi accingo ogni tanto a fare qualche piccolo viaggio (magari solo per tornare in Italia). Spesso mi ritrovo in una hall di qualche aeroporto europeo ad aspettare una coincidenza.
Luoghi perfettamente asettici, questi sono un ottimo punto di osservazione per la presenza di una loro singolare cosmopolita popolazione.
Tempo fa, nell'aeroporto di Amsterdam mi sono trovato ad aspettare sotto un monitor che mostrava ciclicamente un video con pubblicità e notiziari vari. Era il turno del notiziario della CNN (o della BBC?). Parlava di politica estera, ed ecco un filmato con Kohl.
Bellissimo. Da solo occupava l'intero monitor e rassicurava tutto il pianeta che tutto va per il meglio.
Subito dopo una notizia dall'Italia.
Il presidente della repubblica ha esternato ancora una volta.
Un bel servizio di 2 minuti in cui veniva mostrato... Cossiga!! Devo tenermi stretto alla sedia per non cadere. Mi guardo in giro... nessuno si è accorto del tragico errore. Bene... anzi, male! Nessuno sa chi è l'attuale presidente della Repubblica Italiana! Provvidenzialmente termina il notiziario. Parte la prima pubblicità: a prima vista riconosco sullo sfondo la cupola del Vaticano! Una strafiga olandese su una terrazza di un hotel romano parla di affari con due malrasati affaristi italiani ornati da 2 orrende cravatte. Uno dei due italiani (il capo?) tratta con modi molto arroganti il suo subalterno e fa vistosamente il pappagallo con la manager olandese. In due secondi si capisce il messaggio della pubblicità: l'unione europea si avvicina, facciamo attenzione a gente come gli "italiani-spaghetti-pappagalli- mafiosi". Lo stentatissimo inglese dell'italiano viene interrotto dallo squillo del telefonino della vamp. Un breve dialogo in olandese "salva" la tipa che sorridendo brucia il biglietto da visita del mafioso italiano. L'incomprensibile messaggio finale in olandese deve essere stato qualcosa come: "Compratevi il telefonino che, oggi come oggi, non si sa mai...".
Bene dico io, anzi, "ri-male".
Forse prima o poi qualche diplomatico italiano finirà davanti a quel monitor ed esporrà una qualche protesta, meglio farsi una passeggiata in giro per le hall.
Grazie ad un agile movimento riesco ad evitare una spruzzata di profumo-test proveniente da uno stand "Laura Biagiotti". La "cecchina" mi guarda stupefatta mentre mi allontano tenendo le braccia alzate in segno di resa.
Mi trovo tra i minacciosi fanali dell'affiatata coppia Bravo & Brava.
Il colpo d'occhio del venditore occhialuto mi comunica di non rientrare nel suo target, e non essere degno di un secondo colpo d'occhio. Mi rifugio nell'edicola internazionale. Tra la calca, due uomini d'affari, facce da bravi-padri-di- famiglia parlano con accento veneto delle tette delle ragazze appena viste nelle vetrine di Amsterdam. Poi decidono di andare a comprare qualche souvenir da riportare a casa. Un brivido mi corre lungo la schiena nel pensare che molto probabilmente i due compreranno veramente uno zoccolo di legno o un piccolo mulino a vento di porcellana.
Cerco qualche novità tra le riviste di informatica. Trovo qualcosa ma ho ancora tempo, così do un'occhiata alle riviste italiane esposte.
L'offerta è la stessa che c'è ad Amburgo. Poco o niente. Dietro di me un uomo, imprecando, sta aiutando la truccatissima moglie a cercare le sue riviste preferite. Quando capisco cosa stanno cercando, li aiuto a trovarle, ma mi sento come Giuda che bacia Gesù Cristo quando dico: «Prego, guardi, "Novella 3000" e "Cronaca vera" sono qui, una sull'altra».
In quel momento sento la chiamata per il mio aereo. Non sono più tanto sicuro di voler proseguire per l'Italia. La decina di italiani che sta nell'edicola si getta come un sol uomo sulla cassa, cercando di "fregare" il posto a quello davanti.
Vado anche io alla cassa indignato.
"Questi italiani! Si fanno riconoscere sempre! Dovunque vadano!".
I tedeschi, invece, fanno i bravi bambini standosene in fila, però - penso - anche loro hanno la "Bild Zeitung", e in fondo la parola kitsch è tedesca. Nel frattempo giungo alla cassa, ultimo della - diciamo - fila.
«How much in Gulden?» - chiedo alla cassiera. Lei mi guarda e risponde in un mediocre italiano: «Dodici fiorini e cinquanta centesimi, oppure undicimila lire».
Oddio, mi ha riconosciuto!
Wie oft sind wir - sei es während unserer monatlichen Treffen im Cineforum oder bei anderen Gelegenheiten zum Meinungsaustausch - an den Punkt gelangt, an dem die italienische Kultur mit der deutschen verglichen wurde. Immer ist dann jemand da, der bestätigt, daß die Italiener so sind, die Deutschen dagegen so. Ein anderer fügt hinzu, daß die Deutschen auch soundso sind, und die Italiener das Gegenteil.
Diese Diskussionen enden jedoch damit, daß einer - gereizt -den Satz von sich gibt: "Ja, aber doch nicht alle! Das kann man doch nicht so verallgemeinern." Von diesem Moment an wagt keiner mehr, einen Vergleich anzustellen. Wir sind alle gleich. Höchstens leben in jedem von uns Gut und Böse nebeneinander.
Jeder einzelne ist anders als jeder andere, und es ist absurd, von Italienern und Deutschen zu sprechen.
Derart getröstet, begebe ich mich gelegentlich auf eine kleine Reise (und sei es nur, um nach Italien zu fahren). Oft gerate ich dabei in die Halle eines europäischen Flughafens, um auf einen Anschlußflug zu warten. Als total aseptische Orte stellen diese Hallen einen optimalen Punkt zur Beobachtung der ihnen eigenen kosmopolitischen Bevölkerung dar. Vor einiger Zeit wartete ich auf dem Flughafen von Amsterdam unter einem Monitor, der abwechselnd ein Video mit Werbung und Nachrichten zeigte.
Die Nachrichten der CNN (oder BBC) liefen gerade. Es ging um die Außenpolitik und: da war er, ein Beitrag mit Kohl. Wunderschön. Er füllte den gesamten Monitor aus und versicherte dem ganzen Planeten, daß alles zum Besten stünde.
Direkt danach: Nachrichten aus Italien.
Der Präsident der Republik hat Stellung genommen. Ein schöner, zweiminütiger Beitrag mit....
Cossiga! Ich halte mich am Stuhl fest, um nicht umzufallen. Ich schaue rundherum - niemand hat den tragischen Fehler bemerkt. Gut - besser gesagt, schlecht: niemand weiß, wer der derzeitige Präsident der italienischen Republik ist! Glücklicherweise sind die Nachrichten zu Ende. Der erste Werbespot läuft: auf einen Blick erkenne ich im Hintergrund die Kuppel des Vatikans. Auf der Terrasse eines römischen Hotels spricht ein holländischer Supervamp mit zwei schlecht rasierten italienischen Geschäftemachern mit fürchterlichen Krawatten. Der eine der beiden Italiener (der Chef?) behandelt seinen Untergebenen auf eine höchst arrogante Art und Weise, gegenüber der holländischen Managerin spielt er offensichtlich den Pappagallo. Innerhalb von zwei Sekunden ist die Message der Werbung klar: Die europäische Währungsunion nähert sich, es heißt aufpassen bei solchen Leuten wie den Italiano-Spaghetti-Pappagalli-Mafiosi.
Das holprige Englisch des Italieners wird durch das Klingeln des Handies des Vamps unterbrochen.
Ein kurzer Dialog auf holländisch "rettet" die Frau, die lächelnd die Visitenkarte des italienischen Mafiosos verbrennt. Die (mir) unverständliche Mitteilung auf holländisch am Ende des Spots muß etwa gelautet haben: Kauft euch ein Handy, denn heutzutage kann man nie wissen.
Gut, sage ich, besser gesagt: wieder schlecht: vielleicht landet früher oder später ein italienischer Diplomat vor diesem Monitor und protestiert in irgendeiner Form. Ich drehe jetzt lieber eine Runde in der Halle.
Dank einer geschickten Bewegung gelingt es mir, einem Parfüm-spritzer von einem "Laura Biagiotti"-Stand auszuweichen. Die "Schützin" blickt mir erstaunt nach, während ich mich mit erhobenen Händen entferne. Ich lande zwischen den bedrohlichen Scheinwerfern des vertrauten Paares Bravo und Brava. Der bebrillte Blick des Verkäufers teilt mir mit, daß ich nicht zu seiner Zielgruppe gehöre und somit keines zweiten Blickes würdig bin. Ich flüchte zum internationalen Kiosk. Im Gedränge unterhalten sich zwei Geschäftsleute mit "braven-Familienväter-Gesichtern" im venezianischem Dialekt über die Titten der Mädchen, die sie gerade in den Schaufenstern Amsterdams gesehen haben. Dann beschließen sie, ein Souvenir für die Lieben daheim zu kaufen. Bei dem Gedanken, daß die beiden tatsächlich einen Holzschuh oder eine Porzellan-Windmühle kaufen könnten, läuft es mir eiskalt den Rücken hinunter.
Ich suche nach etwas Neuem unter den Computer-Zeitschriften.
Ich werde fündig, habe aber noch Zeit, einen Blick auf die anderen italienischen Zeitschriften zu werfen.
Das Angebot ist das gleiche wie in Hamburg. Wenig bis nichts.
Hinter mir ein schimpfender Mann, der seiner stark geschminkten Frau bei der Suche nach ihren Lieblingszeitschriften hilft. Nachdem ich verstanden habe, was sie suchen, zeige ich ihnen, wo es ist, aber ich fühle mich wie Judas, der Jesus Christus küßt, als ich sage: Bitte, sehen Sie hier, "Novella 3000" und "Cronaca vera" sind hier, übereinander.
In diesem Moment höre ich den Aufruf für mein Flugzeug. Ich bin nicht mehr ganz sicher, ob ich immer noch nach Italien fliegen möchte.
Das Dutzend Italiener aus dem Zeitungsladen stürzt wie ein einziger Mensch zur Kasse, jeder versucht, sich vorzudrängen, soweit es geht.
Auch ich gehe zur Kasse, entrüstet: "Diese Italiener! Man erkennt sie überall, wohin sie auch gehen." Ich denke daran, wie die Deutschen sich wie brave Kinder hinten anstellen, aber dann fällt mir ein, daß auch sie ihre Bildzeitung haben, und das Wort "Kitsch" ist deutschen Ursprungs. Inzwischen bin ich als letzter der - nennen wir es mal - "Reihe" an der Kasse angelangt.
"How much in Gulden?" -frage ich die Kassiererin, die mich ansieht und in mittelmäßigem Italienisch antwortet: "Dodici fiorini e cinquanta centesimi, oppure undicimila lire". Oh Gott, sie hat mich erkannt!

Tricolore

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