Articolo comparso su ContrastO nr. 18 (1999)

Figli delle stelle

Ecco, siamo arrivati finalmente al 1999, ultimo anno di questo millennio e primo dell'Euro. Quasi 290 milioni di persone stanno cercando in queste ore di familiarizzare con la nuova moneta. I problemi per il cittadino comune sono differenti anche a seconda dei paesi; per esempio in Italia la gente non è abituata a pensare con i centesimi (sostituiti da tempo dall'inflazionistico -mila lire), per altri, come in Germania il dover abbandonare la moneta, simbolo della rinascita economica, sembra creare più problemi del dover vivere un po' di tempo con due differenti conteggi.

La celata speranza è di togliere potere al superdollaro, mettendogli un degno concorrente alle costole.

Di fronte a questa speranza e all'ideale di un'Europa unita c'è tanto lavoro da fare: non dimentichiamocelo, negli USA si parla una sola lingua, dalla east alla west coast (sarà perché hanno provveduto, in pochi secoli, a far fuori o buttare a mare tutte le minoranze linguistiche come indiani, francesi e spagnoli). Qui in Europa al contrario, negli ultimi 2500 anni ci siamo dati "un sacco di botte", provvedendo a creare centinaia di entità geopolitiche: reami, granducati, repubbliche, comuni, contee, stati... e a inventare nuove lingue e grammatiche, ogni 100 Kmq. Negli undici paesi dell'Euro, oggi, solo di lingue ufficiali ce ne sono una ventina.

Ne risulta che da noi scrivere un libro, commercializzare un prodotto, spedire una merce, proporre una legge... tutto costa soldi e tempo per le traduzioni e l'interpretariato.

Anche la semplice comunicazione tra cittadini viene limitata (specie psicologicamente!) dal problema lingue.

Il voler essere dei buoni cittadini europei non basterà più. L'Europa apparterrà a chi avrà la padronanza di più lingue. L'ideale sarebbe essere 280 milioni di bilingue, anzi di multilingue, cosa certo non facile. La difficoltà che rappresenta imparare una nuova lingua e l'effettiva percentuale di persone che lo fanno, ci dice anche a quali immensi costi sarebbe legato un simile progetto.

Ma guardiamo un attimo la situazione attuale: chi, oggi, sa parlare più di una lingua? Chi l'ha studiata a scuola... anche se in verità si dice a "livello scolastico" per intendere "male... molto male". Chi ha una laurea in lingue? Beh, certo, grazie. Poi c'è chi ha fatto uno stage all'estero. Sì, questo sì che aiuta: imparare facendo qualcosa. Poi ci sono i "frontalieri", quelli che vivendo in una regione di confine (per esempio l'Alto Adige), sono cresciuti in un mondo bilingue e poi... c'è un'altra importante categoria di bilingue; è un'incredibile sorpresa, sono i figli del sottoproletariato degli anni '60 e '70: gli emigranti. Già, sono i nostri ragazzi della seconda generazione. Sono nati "all'estero" e hanno imparato a parlare e pensare in due lingue.

Non sono questi una grande risorsa? Non sono una marcia in più per unire questa Europa? Certo, l'obiezione più comune è che questi ragazzi e ragazze, hanno imparato un italiano quasi di seconda categoria, un misto di dialetti senza nessuna base grammaticale o sintattica.

In parte è vero, ma proviamo ad analizzare uno di loro, magari nato e cresciuto in Germania: sa parlare il tedesco meglio dei suoi genitori italiani e probabilmente meglio di qualunque italiano che il tedesco lo ha studiato a scuola o all'università. La sua struttura mentale-linguistica per l'italiano è completa, cioè sa esprimersi spontaneamente senza dover prima tradurre mentalmente! Moltiplichiamo per il numero di ragazzi presenti qui in Germania, in Francia, in Belgio... parliamo di un potenziale di milioni di bilingue. Gratis!

Eppure ben pochi di loro si considerano tali, usano queste conoscenze e si preoccupano di perfezionarle. Pochi si sono curati di perfezionare la lingua madre. I mezzi ci sono. Basta dare un'occhiata al calendario dei corsi offerti dalle varie istituzioni italiane presenti ad Amburgo. Il Consolato, l'Istituto Italiano di Cultura, la Missione Cattolica, il Patronato INCA e praticamente tutte le associazioni italiane e italo-tedesche propongono dei corsi di italiano o perlomeno hanno in programma delle iniziative volte a promuovere e perfezionare la lingua e la cultura italiana.

Mentre per le generazioni future, si spera in qualche innovazione istituzionale, come le scuole bilingue, è evidente che per questi ragazzi e ragazze, il compito di prendere coscienza di questa propria potenzialità è completamente nelle loro stesse mani. Perché non lo fanno? Cosa manca?

Ora, senza entrare in specifici problemi sociali che meriterebbero più spazio, io credo che manchi la motivazione. Qualcosa che gli dica: "Vedi? Tu sei qualcosa di più di ciò che hai creduto finora. L'Europa è qui, nelle tue mani".

L'esempio più classico: Lorenzo, un mio giovane amico di Amburgo, è nato e cresciuto qui in Germania e il suo italiano manca di pratica, specialmente nello scrivere. Qualche mese fa è partito per il militare, nella Bundeswehr.

Dopo poche settimane è stato inviato in Italia, come interprete per gli ufficiali tedeschi stanziati in un progetto della NATO.

Per la prima volta nella sua vita si trovava lì, non per passare una vacanza in economia, ma perché gli era stato affidato un compito per il quale lui, tra centinaia di colleghi, era la persona più qualificata: una persona bilingue.

Endlich haben wir das Jahr 1999 erreicht, das letzte Jahr dieses Jahrtausends und das erste des Euros. Fast 290 Millionen Personen versuchen zur Zeit, sich mit der neuen Währung vertraut zu machen.

Die Probleme für den Durchschnittsbürger sind verschiedenartig, auch von Land zu Land: zum Beispiel sind die Italiener nicht daran gewöhnt, mit "Hundertsteln" (Cents, die schon seit langem von den inflationären -tausend Lire ersetzt worden sind) zu rechnen, für andere, wie die Deutschen, scheint es problematischer, auf die eigene Währung, Symbol der ökonomischen Wiedergeburt, zu verzichten, als für einige Zeit mit zwei Währungen rechnen zu müssen.

Die heimliche Hoffnung ist es, dem Superdollar Macht zu entreißen, indem man ihm einen würdigen Konkurrenten auf den Hals hetzt.

Vor dieser Hoffnung und dem Ideal von einem vereinten Europa liegt noch ein Berg Arbeit. Denken wir daran: in den USA spricht man von der Ost- bis zu der Westküste die gleiche Sprache (vielleicht, weil sie innerhalb weniger Jahrhunderte dafür gesorgt haben, alle linguistischen Minderheiten, wie die Indianer, Franzosen oder Spanier auszulöschen oder zu vertreiben). Hier in Europa dagegen haben wir uns in den letzten 2500 Jahren viel geprügelt und dafür gesorgt, Hunderte von geopolitischen Entitäten zu schaffen: Königreiche, Großherzogtümer, Republiken, Kommunen, Grafschaften, Staaten... und alle 100 km2 neue Sprachen und Grammatiken zu erfinden. In den elf Euro-Staaten gibt es allein mehr als 20 offizielle Sprachen.

Die Folge: ein Buch zu schreiben, ein Produkt zu vermarkten, eine Ware zu versenden, ein Gesetz vorzuschlagen... das alles kostet Zeit und Geld für Übersetzung und Dolmetschen.

Auch die einfache Kommunikation zwischen den Bürgern ist durch das Sprachproblem begrenzt (besonders psychologisch).

Der bloße Wille, ein guter Bürger Europas zu sein, wird nicht mehr ausreichen. Europa wird dem gehören, der die meisten Sprachen beherrscht. Ideal wären 280 Millionen zweisprachiger, noch besser vielsprachiger Bürger, sicher kein einfaches Unterfangen. Die Schwierigkeit, eine neue Sprache zu lernen und der tatsächliche Anteil derjenigen, die es tun, sagt uns auch, welche inmensen Kosten mit einem solchen Projekt verbunden wären.

Aber betrachten wir die aktuelle Situation: wer spricht heute mehr als eine Sprache? Wer es in der Schule gelernt hat... auch wenn man eigentlich "Schulniveau" sagt, um auszudrücken "schlecht, sehr schlecht"? Wer ein Sprachdiplom hat? Ja klar, danke. Und dann noch die, die ein Praktikum im Ausland gemacht haben. Doch, das hilft wirklich: learning by doing.

Grenzbewohner (z.B. in Südtirol), die in einer zweisprachigen Welt aufgewachsen sind und dann... gibt es noch eine andere wichtige Kategorie von Zweisprachigen: eine unglaubliche Überraschung, es sind die Kinder des italienischen Proletariats der 60er und 70er Jahren: die Emigranten. Genau, es sind unsere Jugendlichen der "Zweiten Generation". Sie sind im Ausland geboren und haben gelernt, in zwei Sprachen zu sprechen und zu denken.

Stellen sie nicht eine große Ressource dar? Läßt sich mit ihnen die Vereinigung Europas nicht mit einem höheren Gang ansteuern? Sicher, der häufigste Einwand ist, daß diese Jugendlichen ein fast zweitklassiges Italienisch gelernt haben, eine Mischung von Dialekten ohne jegliche grammatikalische oder syntaktische Grundlage.

Zum Teil stimmt es, aber schauen wir uns einen von ihnen genau an, womöglich jemanden, der in Deutschland geboren und aufgewachsen ist: er beherrscht die Sprache besser als seine italienischen Eltern und wahrscheinlich besser als jeder x-beliebige Italiener, der Deutsch in der Schule oder an der Uni gelernt hat. Seine mentale Sprachstruktur für Italienisch ist vollständig ausgebildet, er ist in der Lage, sich spontan, ohne vorheriges mentales Übersetzen auszudrücken! Multipliziert mit der Anzahl der in Deutschland, Frankreich, Belgien... lebenden Jugendlichen, sprechen wir von einem Potential von Millionen Zweisprachiger. Und zwar gratis!

Und dennoch gibt es nur wenige, die das erkennen, ihre Kenntnisse nutzen und sie perfektionieren.

Die Möglichkeiten sind vorhanden. Es reicht, einen Blick auf die Veranstaltungskalender der verschiedenen italienischen Institutionen hier in Hamburg zu werfen. Das Konsulat, das Italienische Kulturinstitut, die Missione Cattolica, das Patronat INCA und praktisch alle italienischen und italo-deutsche Vereine bieten Italienischkurse an oder haben zumindest Initiativen zur Förderung der italienischen Sprache und Kultur im Programm.

Während man für die zukünftige Generationen auf institutionelle Innovationen wie zweisprachige Schulen hofft, ist es offensichtlich, daß es einzig und allein die Aufgabe der heutigen Jugendlichen ist, sich ihres eigenen Potentials bewußt zu werden. Warum tun sie es nicht? Was fehlt?

Ohne auf spezielle soziale Probleme einzugehen, denen mehr Platz gebühren würde - ich glaube, daß die Motivation fehlt. Etwas, das ihnen sagt: "siehst du? Du weißt mehr, als du bisher geglaubt hast. Europa ist hier, in deinen Händen".

Das klassische Beispiel: Lorenzo, ein junger Freund von mir aus Hamburg, ist hier in Deutschland geboren und aufgewachsen und seinem Italienisch mangelt es an Praxis, besonders dem Schriftlichen. Vor einigen Monaten ist er einberufen worden, zur Bundeswehr. Nach wenigen Wochen wurde er nach Italien geschickt, als Übersetzer für die dort im Rahmen eines NATO-Projektes stationierten deutschen Offiziere. Zum ersten Mal in seinem Leben war er nicht dort, um einen billigen Urlaub zu verbringen, sondern weil man ihm eine Aufgabe anvertraut hatte, für die er unter Hunderten von Kollegen der Qualifizierteste war: ein Zweisprachiger.

Tricolore

© tutti i testi contenuti in queste pagine sono di proprietà dell'autore
e non possono essere copiati, riprodotti o modificati senza il suo assenso scritto