Articolo comparso su ContrastO nr. 18 (1999)

Giacomo Campiotti

Quando si pensa ad un regista, normalmente ci si immagina un artista stravagante o un personaggio introverso e saccente. Giacomo non mi è mai sembrato nulla di questo. Ti basta parlarci un po' per percepire quel carattere sereno e cortese, sempre pronto ad appassionarsi ad ogni nuovo evento, ad ogni nuova storia. Dopo pochi minuti ti potrebbe capitare di parlare con lui di un piccolo particolare della tua vita, un piccolo insignificante episodio e accorgerti che forse, inseguito dalle sue domande, stai partecipando alla costruzione di una scena del suo prossimo film, o di quello di cui ancora non esiste neanche la sceneggiatura.

Il suo ultimo film, quello che vedremo a "Italia! Cinema!", è nato anche lui così, ispirato da mille storie d'amore tra mitologia e vite vissute. Campiotti stesso parlando de Il tempo dell'amore ha detto: "È da tanto tempo che ho bisogno di raccontare una vera storia d'amore. Mi chiedo: come raccontarla senza raccontare delle sciocchezze, visto che dentro e fuori di me vedo solo schegge o frammenti?
Allora mi metto alla finestra, guardo fuori e mi guardo dentro, e mentre le stagioni passano, comincio a raccogliere storie d'amore. Le cerco nella mia memoria, me le faccio raccontare dai miei amici, dalle persone che incontro in treno e persino dai parenti [...] Mi accorgo che tutte le storie d'amore hanno dei passaggi obbligati. Possono essere molto diverse, ma percorrono medesimi cicli. Come le stagioni che si ripetono alla mia finestra".

Il film si compone di tre episodi che, come le stagioni, si succedono seguendo il filo invisibile di un destino quasi già scritto.

Come già detto, Giacomo si lascia ispirare volentieri da storie mitologiche. Il suo secondo film Come due coccodrilli che, pur raccontando una storia di oggi era ricavato integralmente da Giuseppe e i suoi fratelli, episodio presente nella Bibbia e nel Corano, così anche il secondo episodio de Il tempo dell'amore è ispirato da un classico, il racconto di Eros e Psiche (l'Asino d'oro di Apuleio), e da una storia vera particolarmente attinente al tema del nostro giornale: un amore bilingue. Una giovane pittrice francese, arrivata a Mosca per qualche giorno negli anni cinquanta, ha un incontro folgorante con un musicista russo. Malgrado non possano scambiare una sola parola nella stessa lingua, lei decide di fermarsi a vivere con lui. Le differenze, all'inizio di una relazione, rendono tutto più eccitante. Ma dopo un primo periodo idilliaco e folle queste diversità cominciano a diventare problemi...

Beh, vorrei proprio dire che questa forse è una storia che accomuna quasi tutti i "redattori" e i lettori del nostro giornale! Probabilmente all'inizio delle nostre storie tutti noi abbiamo avuto una fase dove la diversità di lingua ci ha portati verso un lungo inverno e poi, per chi ha avuto la costanza o la capacità di imparare, verso la prossima stagione dell'amore: una nuova primavera.

Unter einem "Regisseur" stellt man sich normalerweise einen extravaganten Künstler oder einen introvertierten Besserwisser vor. Giacomo ist in meinen Augen weder das eine noch das andere. Es reicht schon, sich kurz mit ihm zu unterhalten, um seinen warmen und freundlichen Charakter kennenzulernen. Für ein neues Ereignis, eine neue Story läßt er sich gern begeistern. Nach wenigen Minuten kann es dir passieren, daß du mit ihm über ein Erlebnis sprichst, eine kleine, bedeutungslose Episode aus deinem Leben, und plötzlich merkst du, daß du am Entwurf einer Szene seines nächsten Filmes beteiligt bist (oder eines Films, von dem noch nicht einmal ein Drehbuch existiert).

Sein letzter Film, Il tempo dell'amore, den wir bei "Italia! Cinema!" sehen werden, ist auch so entstanden, inspiriert von tausend Liebesgeschichten zwischen Mythos und Wirklichkeit. Campiotti selbst berichtet über die Entstehung seines Films: "Schon lange habe ich mir vorgenommen, eine richtige Liebesgeschichte zu erzählen. Ich frage mich: Wie soll ich sie erzählen, ohne Blödsinn zu erzählen, wo ich doch in mir und um mich herum nur Splitter und Fragmente sehe? Also stelle ich mich ans Fenster, ich sehe nach draußen und sehe in mich selbst, und während die Jahreszeiten vergehen, beginne ich, Liebesgeschichten zu sammeln. Ich suche sie in meiner Erinnerung, ich lasse sie mir von Freunden erzählen, von Leuten, die ich im Zug kennenlerne, und sogar von Verwandten [...] Ich bemerke, daß alle Liebesgeschichten obligatorische Passagen aufweisen. Sie können sehr unterschiedlich sein, aber sie durchlaufen dieselben Zyklen. Genau wie die Jahreszeiten wiederholen sie sich unter meinem Fenster."

Der Film besteht aus drei Episoden, die sich ablösen wie Jahreszeiten, wobei sie dem unsichtbaren Faden eines fast schon vorgeschriebenen Schicksals folgen.

Wie bereits erwähnt, läßt Giacomo sich gern von mythischen Geschichten inspirieren. Sein zweiter Film Come due coccodrilli, ist, obgleich er eine moderne Geschichte erzählt, vollständig aus Josef und seine Brüder abgeleitet, einer Episode, die sowohl in der Bibel als auch im Koran vorkommt. Auch die zweite Episode von Il tempo dell'amore ist von einem Klassiker inspiriert, der Erzählung Amor und Psyche (aus dem Goldenen Esel des Apuleius) und von einer wahren Geschichte, die besonders gut zum Motto unserer Zeitung paßt: Eine zweisprachige Liebe. Eine junge französische Malerin, die in den 50er Jahren für ein paar Tage nach Moskau kommt, hat eine wundervolle Begegnung mit einem russischen Musiker. Obwohl sie kein einziges Wort in derselben Sprache wechseln können, entscheidet sie sich, zu bleiben und mit ihm zusammen zu leben. Die Unterschiede machen am Anfang einer Beziehung alles noch aufregender. Doch nach einer ersten idyllischen und verrückten Phase beginnen sie, zu Problemen zu werden...

Ich bin sicher, daß das eine Story ist, bei der fast alle aus der Contrasto-Redaktion, fast alle Leserinnen und Leser unserer Zeitschrift ein Wörtchen mitreden könnten! Wahrscheinlich haben wir alle am Beginn unserer Geschichten eine Phase gehabt, wo Sprachdifferenzen uns einem langen Winter entgegengeführt haben. Ihm folgte - sofern man durchgehalten hat oder lernfähig war - die nächste Jahreszeit der Liebe: ein neuer Frühling.

Tricolore

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